Viva Verdi
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01. Come notte
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02. I vespri- siciliani overture
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03. Mercè dilette amiche
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04. Nabucco-Overture
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05. Rigoletto Fantasy
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06. Traviata-Overture
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07. Traviata Suite
È vero che su Tramjazz s’incrociano molte tradizioni e prospettive musicali, ma ciò che costituisce la peculiarità di questa esperienza, e offre la misura del suono di Tramjazz, non è solo la ricchezza delle tante storie sonore che vi si incontrano, ma è la qualità delle sintesi musicali che in esso si producono. Tramjazz è dunque un luogo di dialogo e di confronto, ma non nella maniera di uno spettacolo confuso e omogeneizzante come è per tanta cultura musicale odierna: mentre il tram riannoda lentamente gli orizzonti notturni della città, la musica, su Tramjazz, costruisce architetture verticali inedite, e su questo desiderio di cambiare, di cercare nuove forme sonore, è possibile accettare la sfida della comunicazione, e scoprire ogni sera che il pubblico ci dà sempre ragione, che non bisogna dubitare della sua sensibilità e intelligenza, c’è sempre tanta voglia di avvicinare e conoscere espressioni originali, diverse, non convenzionali, non predigerite. Come l’esempio di questo disco, dove nel dialogo con le speciali sonorità di un quartetto di sassofoni, le rigorose scansioni e le trasparenti traiettorie verdiane rivelano una nuova e straordinaria incisività.
Come si sa, la vita di Adolphe Sax, geniale inventore belga, fu costellata di tanti ostacoli e avversità: un destino ostile si era accanito contro di lui in ogni modo: tormentato da critiche e maldicenze, subendo intimidazioni, aggressioni, vittima di incendi dolosi, processi e quant’altro, alla fine della sua lunga vita, dopo aver creato o perfezionato innumerevoli strumenti musicali, progettato sale da concerto e un po’ di tutto fino anche a macchine per l’aerosol, era morto in miseria a Parigi nel 1894, pagando un prezzo altissimo sull’altare dell’innovazione musicale. Ma ora ci piace ricordare come l’avventura del suo figlio più glorioso – il sassofono – abbia avuto inizio – nei primi anni Quaranta, fino al brevetto, che è del 1846 – proprio nello stesso frangente in cui nasceva il Nabucco verdiano – che debuttò alla Scala il 9 marzo 1842 –, la cui celebre ouverture viene qui riproposta in una originale trascrizione. Due figli prediletti, dunque, coetanei, di genitori illustri, che oggi, dopo tanto tempo, s’incontrano finalmente su Tramjazz.
Il titolo del disco può trarre in inganno: Viva Verdi!, l’acronimo stampato sui volantini o scritto sui muri alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza con il quale si riassume la speranza di una Italia unita sotto la corona sabauda, rimanda ai celebri cori che avevano fatto del musicista bussetano l’interprete più sensibile del patriottismo italiano. Invece, a parte lo struggente e nostalgico tema del coro degli Ebrei in schiavitù, “Va pensiero sull’ali dorate”, presente nella Sinfonia del Nabucco, o la famosa cabaletta di Zaccaria della stessa opera, “Come notte”, la trascrizione di queste e altre celebri melodie verdiane vuole rendere omaggio non soltanto al maestro del Risorgimento ma al più illustre rappresentante del nostro melodramma del quale quest’anno si celebra il bicentenario della nascita (1813). Non potevano quindi mancare i motivi più conosciuti delle opere della “prima perfezione”, come definì Massimo Mila più di trent’anni fa i capolavori della cosiddetta trilogia popolare verdiana: una fantasia sui temi del Rigoletto (“Caro nome”, “Bella figlia dell’amore”, “La donna è mobile”, ecc.), una suite di arie e cori, tra i più famosi, della Traviata (iniziata con la sua ouverture e conclusa con “Noi siamo zingarelle”), e due mirabili pagine de I vespri siciliani: la sinfonia introduttiva e il virtuosistico bolero in due strofe cantato da Elena “Mercé, dilette amiche”, l’opera immediatamente successiva a Rigoletto, Trovatore e Traviata con la quale il musicista emiliano intraprese un nuovo percorso compositivo che culminerà nell’Aida. Tutti brani universalmente noti con i quali Verdi, messo da parte il patriottismo, rivolse le proprie attenzioni agli aspetti psicologici della vita privata. Le immortali melodie estrapolate e incastonate una accanto all’altra come pietre preziose di un gioiello, conoscono nella trascrizione di Daniele Caporaso una nuova versione strumentale. Non ci troviamo tuttavia dinanzi a passi operistici meccanicamente affidati al quartetto di sassofoni: il lavoro di trascrizione ha portato a reinterpretare, rielaborare e adeguare il materiale musicale alle caratteristiche tecniche, espressive e sonore degli strumenti utilizzati senza alterare il profilo delle melodie originali.
Mariantonietta Caroprese